Svezzamento: linee guida per neogenitori

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In genere, al quarto mese inoltrato il pediatra fornisce le linee guida per iniziare lo svezzamento, ma di fronte a quello schema molte mamme sono assalite da tutta una serie di domande e timori: “come faccio a capire se mio figlio è pronto per lo svezzamento?”, “con quali alimenti inizio?”, “omogeneizzati: si o no?”, “come introduco i cibi?”, “quali alimenti devo evitare?”, “e se si affoga?”; Aiuto!

Questo, almeno, è quello che mi è passato per la testa in pochi istanti, alla fine dei quali avrei tanto voluto supplicare la pediatra di trasferirsi per un periodo di tempo più o meno lungo a casa mia in modo da sollevarmi da questa ennesima responsabilità.

La realtà poi, è stata decisamente migliore della mia immaginazione catastrofica. C’è da dire che mia figlia ha reso anche le cose abbastanza semplici, perché è una gran mangiona, quindi con lei è stato ed è tutt’ora un piacere accompagnarla in questa scoperta di nuovi sapori e consistenze che è lo svezzamento.

Oltre questa fortuna, la disponibilità della dottoressa Giuliana e il confronto con altre mamme sono stati davvero fondamentali per affrontare la fase dello svezzamento con serenità.

Con il desiderio di essere d’aiuto ad altre mamme che si stanno avvicinando a questa fase di crescita del loro bambino o che ci sono dentro e hanno bisogno di qualche dritta, in collaborazione con la mia pediatra di famiglia ho cercato di realizzare una guida pratica sullo svezzamento dei neonati.

Cos’è lo svezzamento?

Il termine “svezzamento” deriva da “far perdere un vezzo” e il vizio in questione è l’allattamento al seno oltre i due anni di età del bambino. Secondo la logica dell’epoca in cui è nato e si è diffuso il termine “svezzamento” proseguire l’allattamento oltre questo tempo era assolutamente inutile e controproducente per lo sviluppo emotivo del bambino, era visto come un qualcosa di morboso per cui si spingeva le madri a smettere di allattare per il bene del piccolo.  Oggi, invece, lo “svezzamento” assume tutto un altro significato: è il momento in cui il bambino, alimentato per mesi esclusivamente da latte materno o formulato, comincia a provare altri sapori e consistenze fino ad abituarsi ad un’alimentazione varia, necessaria per la sua crescita.

Tuttavia, questo importante “rito di passaggio” non riduce il ruolo fondamentale del latte materno che, stando a evidenze scientifiche, resta una risorsa salutare fondamentale anche oltre i 2 – 3 anni di vita del bambino. Tanto è vero che, in ambito scientifico si preferisce parlare di “Alimentazione Complementare”, perché l’introduzione del cibo solido nelle abitudini alimentari nel neonato va ad aggiungersi e non a sostituirsi al latte, materno o formulato.

I 4 segnali per capire se il bambino è pronto allo svezzamento

Ph: Canva

Solitamente i bambini vengono svezzati intorno al sesto mese, tuttavia, non esiste un’età precisa perché ogni bambino è a sé e quindi ha i suoi tempi. Quando il bambino è pronto per essere svezzato è lui stesso a farlo capire, basta saper cogliere i segnali.

Innanzitutto, il neonato deve acquisire delle competenze fisiologiche necessarie per poter iniziare lo svezzamento, come:

  • Una maturità digestiva che, in genere, si raggiunge intorno ai 4/5 mesi;
  • Il controllo del tronco, ovvero deve essere in grado di stare seduto in modo da avere un minimo di appoggio;
  • La perdita dei riflessi legati alla suzione che fa spazio alla masticazione;
  • Manifestazione di interesse e curiosità verso il cibo.

Quest’ultimo è il più importante, perché un neonato può anche aver maturato tutte le competenze fisiologiche, ma se non mostra una certa curiosità verso il cibo che mangiano i genitori, vuol dire che non è maturo per lo svezzamento, per cui lo svezzamento in questo caso apparirebbe solo come una forzatura.

Come iniziare lo svezzamento

Sul tema dello svezzamento oggi si incontrano due scuole di pensiero: lo svezzamento tradizionale e l’autosvezzamento. A prescindere dal metodo però, in ambo i casi il consiglio è quello di adottare una certa gradualità nell’introduzione degli alimenti, in primis per abituare il bambino ai nuovi sapori e alle nuove consistenze, ma anche per valutare eventuali reazioni avverse come: stitichezza, diarrea o nella peggiore delle ipotesi allergie o intolleranze.

“Personalmente, sotto la guida della dottoressa Giuliana, ho cominciato con brodini e consistenze semisolide fino a passare ai veri e propri pezzettini. Questa gradualità mi è servita anche per valutare la capacità di gestione degli alimenti più solidi da parte di mia figlia e man mano che lei si abituava a queste nuove consistenze io acquisivo  sicurezza per farle assaggiare cibi nuovi e un po’ più complessi. Molto utile, inoltre, è stata la guida ai “tagli sicuri” che troverai in basso”.

Svezzamento e schemi alimentari

L’innovazione nel campo dello svezzamento sta nel aver abbandonato gli schemi rigidi del vecchio orientamento a favore di un metodo, seppur graduale, ma assolutamente libero da “tabù” alimentari.

Fino a qualche anno fa si era convinti che il modo migliore per prevenire eventuali allergie alimentari nei bambini fosse quello di rimandare il più possibile l’assunzione di certi cibi particolarmente allergizzanti come: uova, fragole, pomodori, frutta secca e pesce.

Oggi, le prospettive sono radicalmente cambiate. Non essendoci evidenze scientifiche a sostegno della tesi secondo cui allontanare il momento dell’introduzione di determinati pasti riduca il rischio di allergie alimentari, l’approccio consigliato è quello di proporre al neonato sin da subito un piano alimentare completo, ovviamente questo non deve tradursi in una sorta di “maratona dei gusti”, ma significa permettere al bambino di assaggiare una varietà di sapori già dalle prime fasi dello svezzamento.

In questo modo, lo schema dello svezzamento offerto dal pediatra non è più una sorta di “prescrizione medica”, ma segna le linea guida per orientare la mamma nell’elaborazione di un piano alimentare bilanciato e completo di tutti gli alimenti necessari alla crescita del bambino.

Pro e contro dell’uso degli omogeneizzati nello svezzamento

Con il diffondersi della scuola di pensiero che promuove l’autosvezzamento si sta cercando di mettere all’angolo l’industria alimentare per la prima infanzia a favore delle pappe fatte in casa. Tuttavia, gli omogeneizzati non vanno demonizzati. La scelta sull’uso o meno degli omogenizzati dipende esclusivamente da una questione di praticità e di tempo a disposizione. Se si ha il tempo di cucinare, ben venga la pappa preparata con alimenti freschi, in caso contrario, l’omogeneizzato può essere usato tranquillamente.

A questo proposito, però, è opportuno evidenziare quanto la masticazione è importante per lo sviluppo del linguaggio e dunque è opportuno introdurre cibi solidi prima dei 12 mesi.

In merito all’omogenizzato e alle quantità, i pediatri consigliano di usare mezzo vasetto all’inizio dello svezzamento per non eccedere nell’apporto proteico che espone al rischio di obesità infantile.

L’apporto di proteine dovrebbe corrispondere:

  • per gli omogeneizzati di carne o pesce a 50g (6/9 mesi); 60g (10/12 mesi); 80gr (1/3 anni);
  • per la carne fresca tritata 30g, 35g e 40g; salumi 15/20gr;
  • per il formaggio fresco (ricotta, caciotta, mozzarella, parmigiano) 35/40 g; per quello stagionato 25/30g;
  • legumi (piatto unico) 20/25g se secchi; 60/70g se freschi;
  • pesce 50/60g;
  • l’uovo può essere dato intero, sodo o a frittatina cotta però in forno, una volta a settimana;

I contro degli omogeneizzati nello svezzamento possono essere riassunti in due punti:

  • L’omogeneizzato, in quanto “omogeneo”, non permette al bambino di assaggiare una varietà di sapori;
  • Non favorisce la masticazione, di conseguenza, i muscoli orofacciali non si tonificano nei tempi giusti e questo si traduce anche in un possibile ritardo nello sviluppo del linguaggio.

Svezzamento e cibi vietati: i 7 NO

  1. No allo zucchero e a bevande zuccherate per allontanare il più possibile il rischio di obesità infantile.
  2. No anche al Miele prima dei 12 mesi: il miele, pur essendo un ottimo alimento, non è consigliato per i bambini di età inferiore all’anno per il rischio di sviluppare botulismo, in quanto il sistema immunitario dei neonati non è in grado di debellare eventuali spore di botulino che potrebbero essere contenute nel miele.
  3. No al latte vaccino prima dei 12 mesi, perché la composizione presenta un eccesso di proteine e una scarsa quantità di ferro; Tuttavia, è possibile usarlo in piccole dosi per le preparazioni come il puré.
  4. No a carne o pesce crudi;
  5. No a caffeina e teina e a bevande che le contengono;
  6. No al alcool, ovviamente!
  7. No al sale, chi vuole può usarlo nei pasti per il bebé ma in piccolissime dosi.

Spero tanto di essere riuscita a darti qualche risposta in più e ad aver contribuito a permetterti di vivere questa fase con maggior chiarezza e serenità.

Di seguito, ho realizzato un video riassuntivo che puoi salvare o condividere insieme all’articolo per avere certe info sempre a portata di click.

 

 

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