Il Parto Naturale: le 7 cose da sapere per affrontarlo al meglio

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Il parto naturale o spontaneo nella mia vita, almeno per ora, è un’esperienza mancata, ma continuo a credere che non ci sia nulla di più intimo e profondo del mettere al mondo il proprio bambino naturalmente.
Dalla mia curiosità e dal desiderio di saperne di più è nato questo articolo scritto a 4 mani insieme alla mia ostetrica di fiducia, la dottoressa Letizia.

Cosa si intende per Parto Naturale?

Nel parto naturale o spontaneo la nascita del bambino avviene attraverso la natura della madre, ovvero per via vaginale, ecco perché “naturale”. Inoltre, il presupposto fondamentale è che la donna sia perfettamente in grado di affrontare con le proprie forze il parto, in quanto fenomeno biologico, psicologico e sociale.

Per non entrare in nozioni strettamente legate all’ambito medico, per parto naturale si intende il parto che avviene senza ricorso al taglio cesareo. In merito, inoltre, è importante chiarire che la scelta di sperimentare un parto spontaneo non preclude l’accesso a metodi per stimolare le contrazioni e controllare il dolore, in quanto il lavoro dell’ostetrica sta proprio nell’accompagnare la futura mamma in questa esperienza offrendole un sostegno valido sia sotto il profilo fisico che psicologico ed emotivo.

È triste ascoltare storie di neo mamme che raccontano il momento del parto come un’esperienza traumatica. Spesso la causa di queste circostanze è da riscontrarsi in una quasi totale assenza di supporto medico e individuale. A questo proposito, aver partecipato ad un corso di accompagnamento alla nascita è di grande aiuto, perché essere adeguatamente informate è sicuramente una componente importante per vivere il parto in maniera totalizzante e serena.

Le 4 fasi del parto naturale

Lo svolgimento del parto naturale si può racchiudere in 4 fasi:

  • La fase di preparazione, detta prodromica, durante la quale i tessuti della madre si preparano al passaggio e quindi all’uscita del bambino. Questa fase può passare del tutto inosservata o essere accompagnata da contrazioni preparatorie, che sono irregolari e sopportabili, spesso paragonate ai dolori premestruali.
  • La fase dilatante segna l’inizio della seconda fase del parto, durante la quale si entra nel travaglio attivo e il corpo “lavora” per il raggiungimento della dilatazione completa del collo dell’utero. Questa fase è particolarmente dolorosa perché è accompagnata da contrazioni sempre più ravvicinate e intense.
  • La fase della nascita. È arrivato il momento di spingere, il bambino deve percorrere il canale del parto per abbandonare il corpo della mamma e venire al mondo. È lo sprint finale, ma prima il corpo materno, che funziona come una macchina perfetta, concede una fase di transizione, detta “latenza”, di circa mezz’ora durante la quale tutto si ferma: il dolore, le contrazioni, il travaglio, tutto tranne il bambino che continua ad avanzare. Si tratta di una pausa fisiologica durante la quale i tessuti materni si preparano all’espulsione e la mamma ha il tempo di recuperare le energie per le ultime spinte che la separano dall’abbracciare il suo bambino. La fine di questa pausa è annunciata dai cosiddetti “premiti”, ovvero la mamma comincia a sentire il bisogno impellente di spingere. A questo punto bisognerebbe permettere alla madre di mettersi nella posizione che sente più comoda per assecondare questo impulso: accovacciata, a carponi o seduta, ma non tutti gli ospedali sono dotati di lettini che permettono questa mobilità, così, cercando di trovare la miglior posizione possibile si aiutano una nuova mamma e una nuova vita a venire al mondo.
  • La fase di secondamento. L’ultima fase del parto naturale è quella dell’espulsione della placenta che in genere avviene dopo circa 15 – 20 minuti con la comparsa di nuove contrazioni seguite poi, da alcune spinte per permettere alla placenta di uscire. Se dopo un’ora non accade nulla, l’ostetrica o il ginecologo dovrà provvedere all’estrazione manuale.

Quanto dura un parto spontaneo?

Tutte le mamme in prossimità del parto, condizionate anche dai racconti di amiche o familiari, sono preoccupate di vivere un travaglio lunghissimo e straziante. La verità è che la durata di un parto naturale è una variabile che dipende da tanti fattori, primo tra tutti, è il modo in cui la donna vive il parto, a cui, volendo fare una sorta di classica, segue il fattore fisico, come le dimensioni del bambino o le caratteristiche dei tessuti materni. In media, si può dire che duri dalle 8 alle 12 ore dal momento in cui si entra in un travaglio attivo per una donna al primo parto; questi tempi si riducono a circa 6/8 ore, invece, per la donna che ha già vissuto l’esperienza del parto.

Parto doloroso? Non per forza!

Il dolore del parto è ciò che più spaventa le future mamme, ma come qualsiasi altro dolore, anche quello del parto è molto soggettivo. Ci sono donne che descrivono come insopportabili anche le prime contrazioni e altre che invece arrivano alla fase espulsiva senza grossi sforzi. Soggettività a parte, la cosa importante da ricordare è che nessuna mamma viene lasciata sola e che l’ostetrica o il ginecologo possono aiutarla a sopportare il dolore offrendole tutte le misure necessarie.

Il primo supporto che si può offrire per una migliore gestione del dolore è aiutare la futura mamma a muoversi e ad assumere posizioni che vanno ad alleviare la sensazione dolorosa; garantirle un’ambiente protetto e sereno e la presenza del compagno o di una persona di fiducia che la rassicuri.

Sempre più diffusa e anche molto efficace, è l’immersione in acqua per gestire il dolore del travaglio; ogni struttura dovrebbe disporre di una vasca o di una doccia per gestire le fasi più critiche della dilatazione.

A questi metodi “naturali” poi si affiancano quelli farmacologici, come l’anestesia epidurale, molto efficace ma non privo di effetti collaterali e soprattutto non sempre possibile, perché non i tutti i punti nascita è presente l’anestesista 24 ore su 24.

Infine, anche in Italia sta cominciando a diffondersi l’uso del protossido d’azoto, conosciuto anche con il nome di gas esilarante, per alleviare la sensazione di dolore del travaglio. Si tratta di un gas innocuo che suscita una lieve euforia prestandosi da analgesico. Tuttavia, questo metodo è molto poco diffuso perché il gas è davvero costoso e la maggior parte delle strutture ospedaliere non può permetterselo, inoltre, la somministrazione può provocare nausea e un malessere generale.

Tutti i vantaggi del parto naturale

Il primissimo vantaggio riguarda l’imprinting, ovvero il contatto pelle a pelle tra mamma e figlio dopo la nascita, grazie al quale il corpo libera dosi massicce di vari ormoni, tra cui l’ossitocina “l’ormone dell’amore”. Se sono state evitati anestetici, nella prima ora dopo la nascita con parto spontaneo, l’ossitocina naturale abbinata alle endorfine stimola l’attaccamento istintivo (bonding). In altre parole, avviene un innamoramento reciproco tra madre e figlio; la madre entra in uno stato emotivo di calma, fiducia ed empatia verso il prossimo; al bambino, invece, gli si evita una separazione traumatica dalla madre, anzi, gli si prolunga il senso di protezione e di fiducia che ha caratterizzato la sua vita nel grembo materno.

La possibilità di questo contatto immediato, inoltre, favorisce l’allattamento che può avvenire già in sala parto. Questo apre ad una maggiore probabilità di allattare a lungo e a meno rischi per il neonato, specie relativi all’insorgere di problemi respiratori.

Partorire naturalmente offre anche meno rischi di fronte a gravidanze e parti futuri; in quanto le aderenze derivanti da un taglio cesareo possono causare problemi al posizionamento della placenta nelle gravidanze successive.

Infine, la ripresa è più rapida rispetto ad un parto cesareo che è pur sempre un intervento chirurgico. Dopo il parto spontaneo la madre, nel giro di qualche ora, seppure con qualche difficoltà dovuta ai punti e allo sforzo fisico, può camminare, farsi la doccia e prendersi personalmente cura del proprio bambino.

Fastidi e complicanze in seguito al parto naturale

Di fronte ad un qualcosa di naturale e fisiologico non è corretto parlare di svantaggi, è più opportuno considerarle delle complicanze o dei fastidi che possono insorgere in seguito ad un parto spontaneo. Le circostanze che possono determinarsi in seguito ad un parto naturale sono:

  • Strappi perineali;
  • Emorroidi;
  • Infezioni del canale del parto;
  • Il fastidio dei punti vaginali;
  • La ripresa dei rapporti intimi dopo circa 40 giorni se non oltre. Spesso le neo mamme sono molto tese di fronte a questo argomento perché temono di sentire dolore e quindi rimandano oltre i tempi previsti.

Tutta la bellezza del parto naturale

Dal punto di vista emotivo, la neo mamma trae una grande soddisfazione dal parto vaginale. È un’esperienza totalizzante che la mamma ricorderà per sempre come massima espressione di sé. Durante il parto, inoltre, la mamma si dona completamente, mettendo “corpo e anima” in gioco per far venire al mondo suo figlio. Per la coppia, poi, la condivisione del momento del travaglio e del parto rappresenterà un ricordo ricco di tenerezza, complicità, sofferenza condivisa e gioia pura ed è proprio in quegli istanti che si diventa “famiglia”.

Il parto naturale ha una bellezza intrinseca, perché è ricco di sentimenti ed emozioni unici che solo un’esperienza così intima e profonda può suscitare e questo spiega il perché molte donne a distanza di poco tempo dal parto dichiarano che rivivrebbero volentieri ogni stante di quel momento.

“Chi sa soffrire, può osare tutto”

Luc de Clapiers de Vauvenargues

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Letizia Carotenuto

Ostetrica presso la Casa di cura “Maria Rosaria” di Pompei. Svolgo attività ambulatoriale e corsi di accompagnamento alla nascita. Da luglio 2017 ho scoperto e abbracciato a pieno il mondo della maternità, diventando mamma di Licia. Grazie a lei amo ancora di più il mio lavoro e accompagno sapientemente le future mamme e neo mamme in questo meraviglioso percorso.

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